Il datore di lavoro deve fare il possibile per evitare che il dipendente si faccia male mentre lavora.
A tal fine deve adottare tutte le misure di sicurezza per tutelare la sua salute, sia quelle previste dalla legge, sia quelle suggerite dalla comune esperienza [1].
Sarà anche vero, ma spesso sentiamo al telegiornale o leggiamo sui quotidiani la notizia di gravi infortuni sul lavoro nei quali, ogni tanto, ci scappa pure il morto.
Così è sempre meglio essere preparati e sapere come ci si deve comportare in questi casi.
Cerchiamo, allora, di capire cosa deve fare il lavoratore in caso di infortunio sul lavoro.
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Cos’è l’infortunio sul lavoro?
Si parla di infortunio sul lavoro ogni volta che un dipendente si fa male mentre sta lavorando.
Questo, però, non è sufficiente.
Occorre anche una causa violenta e cioè qualcosa di improvviso che abbia provocato l’infortunio.
Pensiamo ad un dipendente che scivola su una chiazza d’olio che si trova sul pavimento dell’officina o a un altro colpito da una lastra di metallo che ad un tratto si stacca da un macchinario o, ancora, a un lavoratore che viene investito da un muletto guidato da un collega un po’ distratto.
Anche questo, però, non basta.
È anche necessario che l’infortunio abbia provocato una lesione che costringe il lavoratore a stare a casa per più di 3 giorni.
Si parla di infortunio sul lavoro anche quando il dipendente si fa male nel tragitto che percorre per andare da casa a lavoro e viceversa, oppure per spostarsi da una sede di lavoro all’altra o mentre si trova in pausa (c.d. infortunio in itinere).
Infine, anche se le regole sono più o meno le stesse, facciamo attenzione a non confondere l’infortunio sul lavoro con la malattia professionale.
Mentre il primo, come già detto, dipende da una causa violenta ed improvvisa (una caduta, uno scoppio, un incendio, il distacco di un pezzo da un macchinario e così via), la seconda, invece, si sviluppa un po’ alla volta a causa dell’ambiente in cui il dipendente lavora oppure del tipo di attività che svolge.
Pensiamo ad una malattia respiratoria che il lavoratore ha sviluppato nel corso degli anni a causa delle sostanze nocive presenti nell’ambiente in cui lavora, oppure ad un problema all’articolazione della spalla provocato da un movimento che il dipendente è costretto a fare continuamente.
Quando viene risarcito l’infortunio sul lavoro?
Forse non tutti sanno che l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (più noto col nome di Inail) risarcisce il lavoratore che ha subito un infortunio solo se viene accertato a suo carico un’invalidità superiore al 5%.
Sotto i 5 punti di invalidità, invece, il dipendente dovrà essere risarcito direttamente dal datore di lavoro o, il più delle volte, dalla sua compagnia di assicurazione.
L’Inail paga anche lo stipendio del lavoratore a partire dal quarto giorno successivo a quello in cui si è verificato l’infortunio.
I primi 3 giorni vengono, invece, pagati dal datore di lavoro.
L’indennità riconosciuta dall’istituto corrisponde solo ad una parte dello stipendio.
Il resto deve pagarlo l’azienda.
L’indennità Inail viene versata fino al momento in cui non siamo in grado di tornare al lavoro e cioè fino al momento in cui cessa la c.d. inabilità temporanea assoluta.
Ricordiamo, infine, che anche la malattia professionale, come l’infortunio sul lavoro, viene risarcita dall’Inail solo se supera un determinato punteggio (5%).
Cosa deve fare il lavoratore in caso di infortunio sul lavoro?
Quando il dipendente si fa male in azienda, per prima cosa deve dirlo al suo datore di lavoro.
Se non riesce, perché magari si trova in un letto d’ospedale, deve chiedere a qualcuno di farlo al suo posto.
Deve poi fare una visita dal medico aziendale, dal medico di famiglia oppure in pronto soccorso.
Nel primo certificato il medico spiegherà cosa è successo al lavoratore a causa dell’infortunio (diagnosi) e riporterà il numero di giorni necessari per la sua guarigione (prognosi).
Il primo certificato medico deve essere consegnato dal dipendente al proprio datore di lavoro, il quale dovrà informare l’Inail dell’infortunio.
Il datore di lavoro ha a disposizione un termine molto breve per denunciare l’infortunio sul lavoro.
Deve, infatti, farlo (sempre in via telematica) entro 2 giorni a partire da quello in cui ne è venuto a conoscenza.
Se si tratta di un infortunio mortale il datore deve, invece, procedere alla denuncia entro le 24 ore successive.
Se l’azienda non denuncia l’infortunio rischia una multa molto salata (da 1.290 a 7.745 euro).
Il datore di lavoro deve denunciare tutti gli infortuni capitati ai suoi dipendenti, anche quelli più lievi ai soli fini statistici.
Ricordiamo, infine, che se il dipendente non informa immediatamente il datore di lavoro dell’infortunio che ha subito, rischia di perdere l’indennità dell’Inail per tutto il periodo precedente a quello in cui il datore di lavoro stesso ne è venuto a conoscenza.
Prima che finiscano i giorni di infortunio riconosciuti dal medico nel primo certificato o in quelli successivi, il dipendente deve passare dall’Inail per verificare se sia necessario allungare il periodo di inabilità al lavoro oppure chiudere l’infortunio.
Nel primo caso, verrà fissata una nuova visita di controllo all’esito della quale il medico dell’Inail consegnerà al lavoratore un certificato con la nuova prognosi.
Questo certificato dovrà essere subito inviato al datore di lavoro per consentirgli di allungare il periodo di infortunio.
Se, invece, l’infortunio viene chiuso l’Inail rilascerà al dipendente un certificato diverso con cui dichiara che quest’ultimo può riprendere l’attività lavorativa.
Cosa deve fare il lavoratore in caso di infortunio sul lavoro: la denuncia all’autorità.
Se si tratta di un infortunio grave, con una prognosi superiore ai 40 giorni o, addirittura, finito con la morte del lavoratore, l’Inail oppure gli organi di polizia giudiziaria intervenuti sul luogo dell’infortunio o successivamente devono informare immediatamente la procura della Repubblica.
A seguito dell’informativa, la procura aprirà d’ufficio un procedimento penale per lesioni colpose gravi o gravissime, se non addirittura per omicidio colposo.
Negli altri casi toccherà al lavoratore infortunato (o ai suoi parenti) decidere se querelare o meno il datore di lavoro.
- Art.2087 codice civile.