Quante volte abbiamo sentito dire che le ferie sono un diritto sacrosanto del lavoratore?
Abbiamo anche sentito dire che le ferie vanno godute per davvero.
Così il nostro capufficio non può impedirci di farle, pagandoci un compenso in denaro (c.d. monetizzazione delle ferie).
Insomma, per almeno 4 settimane all’anno (anche non continuative) dobbiamo stare a casa dal lavoro per riposare, svagarci e cercare di recuperare le energie fisiche e mentali spese durante l’anno.
Solo in alcuni casi il lavoratore può saltare le ferie e ricevere in sostituzione delle stesse una somma di denaro (detta appunto indennità sostitutiva).
Cerchiamo di capire quando ciò è possibile e che fine fanno le ferie non godute dal lavoratore.
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Quante ferie spettano al lavoratore?
Ormai tutti noi sappiamo che ci spettano almeno 4 settimane di ferie pagate all’anno [1].
Sappiamo anche che, durante l’anno in cui sono maturate, dobbiamo utilizzarne almeno 2 settimane consecutive e le altre 2 (che possiamo anche frazionare) nei 18 mesi successivi all’anno di maturazione.
Ad esempio, le ferie maturate nel 2023, devono essere godute per 2 settimane nel 2023 stesso e per le altre 2 settimane entro il mese di giugno 2025.
I contratti collettivi, poi, possono prevedere ulteriori periodi di ferie, da utilizzare a nostro piacimento anche in modo non continuativo.
Per saperne di più conviene sempre dare un’occhiata al contratto collettivo di settore.
Per capire, invece, quanti giorni di ferie abbiamo maturato e quanti ce ne rimangono, basta guardare nella parte bassa della nostra busta paga.
Ferie non godute: possono essere monetizzate?
Abbiamo già detto che le ferie devono essere effettivamente godute dal dipendente, il quale in questo periodo deve stare a casa dal lavoro.
Non può, allora, decidere di tornare in ufficio e farsi liquidare le ferie in busta paga.
Allo stesso modo, il datore di lavoro non può impedirgli di fruire delle ferie.
Insomma, le ferie non possono essere monetizzate e, cioè, non possono essere sostituite, anche parzialmente, da una somma di denaro pagata dal datore di lavoro in busta paga.
Tutte queste regole servono proprio per salvaguardare la salute del lavoratore, garantendogli un periodo di riposo necessario per recuperare le energie fisiche e psichiche spese durante l’anno.
In alcuni casi, però, è possibile monetizzare le ferie.
Ad esempio, quando termina il rapporto di lavoro a seguito di un licenziamento, di dimissioni volontarie, di risoluzione consensuale oppure quando scade il termine del contratto a tempo determinato e non siamo riusciti ad utilizzare tutte le ferie maturate.
In questi casi il datore di lavoro dovrà pagarci le ferie non godute, normalmente con l’ultima busta paga nella quale sono riportate, insieme alla retribuzione, le competenze di fine rapporto (i ratei della tredicesima e della quattordicesima mensilità, i permessi non goduti e così via).
Le ferie possono essere monetizzate anche in un altro caso.
In particolare, quando il contratto collettivo riconosce ai lavoratori un periodo di ferie superiore alle 4 settimane.
In questo caso il divieto di monetizzazione non si estende al periodo che va oltre quello minimo di 4 settimane previsto dalla legge.
In altre parole, se il contratto collettivo riconosce al lavoratore, ad esempio, 5 settimane di ferie, una volta che quest’ultimo ne ha utilizzate 4, può chiedere al datore di lavoro di non fruire dell’ultima settimana e farsela liquidare in busta paga.
Un altro caso in cui le ferie possono essere monetizzate è quello dei contratti di breve durata.
Se, ad esempio, un contratto di lavoro a tempo determinato dura solo un anno o, magari, anche meno, il dipendente può chiedere all’azienda di non utilizzare le ferie maturate in questo periodo e farsele pagare al termine del rapporto di lavoro.
Ricordiamo, infine che l’indennità sostitutiva si calcola moltiplicando il numero di ore o di giorni di ferie non godute (che troviamo nella parte bassa della busta paga) per la retribuzione oraria o giornaliera ricevuta dal dipendente (che invece troviamo nella parte alta della busta stessa).
Ferie non godute: conseguenze per il datore di lavoro.
Cosa succede se il datore di lavoro non permette al dipendente di godere delle ferie?
Innanzitutto, l’azienda dovrà, comunque, versare i contributi previdenziali maturati nel periodo delle ferie non godute.
In altre parole, anche se il dipendente non ha fatto le ferie, per l’Inps è come se ne avesse comunque goduto.
Infine, se il datore di lavoro non rispetta le regole (ad esempio non consente al dipendente di andare in ferie per almeno 2 settimane nell’anno di maturazione) rischia una multa da 100 a 4500 euro, a seconda della gravità della violazione.
Il dipendente, infine, può rivolgersi al giudice, anche per ottenere il risarcimento del danno fisico e psichico subito a causa del mancato godimento delle ferie.
La programmazione delle ferie.
Il modo migliore per evitare che i lavoratori accumulino troppi giorni di ferie è programmarle con anticipo attraverso il c.d. piano ferie.
In questo modo il datore di lavoro potrà soddisfare le esigenze dell’azienda, concentrando le ferie dei dipendenti nei periodi in cui si lavora meno (ad esempio nel mese di agosto oppure durante le vacanze natalizie).
Da parte loro, i lavoratori avranno la possibilità di organizzare con largo anticipo le proprie ferie.
Il datore di lavoro dovrà anche tenere sotto controllo le ferie dei dipendenti per verificare se qualcuno di essi non ne abbia accumulate troppe.
In questo caso dovrà invitarlo, anche per iscritto, ad utilizzarle.
Se nonostante gli sforzi fatti dal datore di lavoro, il dipendente non chiede di andare in ferie, potrebbe addirittura perdere il diritto al pagamento dell’indennità sostitutive delle ferie non godute.
In quest’ultimo caso, tra l’altro, nessuna responsabilità graverebbe sul datore di lavoro.
Si possono perdere le ferie non godute?
Se il datore di lavoro mette il dipendente nelle condizioni di fruire delle ferie ed è quest’ultimo a non volerne godere, allora il lavoratore perderà il diritto ad ottenere l’indennità sostitutiva.
Non basta, però, che il dipendente non abbia chiesto all’azienda di voler andare in ferie.
Deve essere chiaro che il lavoratore non intende usufruirne.
Insomma, per perdere il diritto al pagamento dell’indennità sostitutiva delle ferie non godute, il dipendente deve consapevolmente e volontariamente rifiutarsi di andare in ferie, pur potendolo fare [2].
- Art.1 decreto legislativo n.213 del 19 luglio 2004.
- Cass. civ. n.15652 del 14 giugno 2018.