Se decidiamo di fare una causa dobbiamo sempre mettere mano al portafoglio.
Infatti, anche se siamo nel giusto, è inutile pensare di non spendere nulla.
In più, le cause si possono benissimo perdere anche se siamo convinti di avere ragione e, magari, ce l’abbiamo pure.
Un documento che non siamo riusciti a trovare e su cui contavamo o un testimone che davanti al giudice è andato nel pallone, e la frittata è fatta.
Insomma, fare una causa civile è sempre un rischio, anche se la ragione è dalla nostra parte.
Quando la iniziamo dobbiamo sempre mettere in conto di poterla perdere.
E se succede, è meglio sapere che ci tocca pagare anche le spese legali della controparte.
Allora, se ci chiediamo quanto costa perdere una causa civile, non dobbiamo pensare solo alle nostre spese, ma anche a quelle del vincitore.
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
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Quanto costa perdere una causa civile: le spese dell’avvocato.
Abbiamo iniziato una causa civile in tribunale per recuperare la somma di 15.000 euro, che un nostro debitore non ci ha mai restituito.
Se, con un pizzico di fortuna, la vinciamo, il giudice condannerà il debitore al pagamento della somma richiesta, oltre agli interessi e alle spese del nostro avvocato.
Le spese legali, normalmente, sono anticipate dal cliente durante la causa, in base agli accordi fatti con l’avvocato.
Alla fine del giudizio, come già detto, il giudice condannerà la controparte a rimborsarci anche le spese legali che abbiamo sostenuto [1].
Così, se va tutto bene, dovremmo recuperare sia la somma richiesta in causa (15.000 euro), sia la parcella del nostro legale.
Non dimentichiamo, però, che l’avvocato non è mai vincolato dalla decisione del giudice sulle spese.
Può, dunque, richiederci il pagamento della somma, anche maggiore, che avevamo concordato all’inizio oppure quella stabilita dal tariffario forense.
Insomma, se abbiamo vinto la causa e il tribunale ha liquidato in nostro favore la somma di 5.000 euro per le spese legali, si possono verificare 2 casi.
Se all’inizio del giudizio avevamo concordato col nostro avvocato un compenso di 7.000 euro, pur avendo vinto, ci tocca mettere mano al portafoglio e pagargli altri 2.000 euro.
Se, invece, non avevamo concordato nulla, il legale potrà comunque richiederci una somma superiore rispetto a quella liquidata dal giudice.
L’unico limite è quello del tariffario forense approvato dal ministero della giustizia [2], che l’avvocato non può mai superare, se non si è accordato diversamente col cliente.
Allora, il consiglio è quello di concordare sempre e per iscritto col proprio avvocato quanto ci costa la causa dall’inizio alla fine.
Si possono, così, evitare brutte sorprese, anche se la vinciamo.
Se poi il giudice ha liquidato la stessa cifra che abbiamo corrisposto al nostro avvocato o una somma maggiore, nessun problema.
Recupereremo tutto ciò che abbiamo anticipato a quest’ultimo e gli verseremo la differenza in più pagataci dalla controparte.
Facciamo un esempio per capire meglio.
Se, per l’intera causa abbiamo concordato un compenso di 5.000 euro e il giudice nella sentenza ha liquidato in nostro favore 7.000 euro di spese, possiamo trattenere i 5.000 euro, già anticipati al legale, così da andare in pari.
La differenza di 2.000 euro andrà, invece, versata a quest’ultimo.
Infine, se il giudice decide di compensare le spese (a volte capita anche questo) l’importo che abbiamo anticipato all’avvocato resterà interamente a nostro carico [3].
Compensare le spese vuol dire che ognuno deve pagarsi il suo avvocato, indipendentemente da chi vince o perde la causa.
Si possono compensare le spese nel caso di vittoria parziale, oppure quando chi viene citato in giudizio non si presenta (c.d. contumacia) o per altre valide ragioni che, però, devono essere ben motivate dal giudice nella sentenza.
Insomma, non basta dire che le questioni trattate nel giudizio erano particolari o complesse per compensare le spese [4].
La legge, infatti, lo consente solo nel caso di:
- reciproca soccombenza (e cioè quando si fanno più domande al giudice e su alcune si vince e su altre si perde);
- novità assoluta degli argomenti trattati nel giudizio;
- continui cambi di rotta dei giudici sulle questioni più importanti da decidere in causa.
Quanto costa perdere una causa civile: le spese della controparte.
Finché vinciamo, va tutto bene.
Ma se perdiamo, iniziano i guai.
In questo caso, infatti, non solo dovremo pagare il compenso al nostro avvocato, compenso che, una volta persa la causa, non ci verrà più rimborsato, ma anche le spese legali del vincitore.
Forse non tutti conosciamo questa regola, ma è bene tenerla sempre presente perché può fare la differenza, soprattutto nelle cause in cui ci sono in ballo molti soldi.
Facciamo un esempio per capire meglio.
Se abbiamo anticipato al nostro legale 7.000 euro per l’intera causa e poi la perdiamo, oltre a scordarci dei 7.000 euro già spesi, ne dovremo tirar fuori altrettanti per pagare l’avvocato della controparte o anche meno, se il giudice ha deciso così nella sentenza.
Quindi, se siamo convinti ad andare in causa, è sempre meglio mettere in conto non solo le spese del nostro avvocato, ma anche quelle del legale di controparte, nell’eventualità in cui la perdessimo.
Quanto costa perdere una causa civile?
Facciamoci ora un’idea più precisa di quanto costa perdere una causa civile?
La somma, ovviamente, varia a seconda del suo valore.
Così, se facciamo una causa per recuperare la somma di 5.000 euro, le spese legali si aggirano intorno ai 2.900 euro.
Se il valore della causa è compreso tra 5.200,01 e 26.000 euro, possiamo spendere fino a 5.800 euro circa.
Se il valore della causa sale a 26.000,01 e non supera i 52.000 euro, le spese si aggirano intorno agli 8.800 euro.
Se il valore della causa aumenta ancora (da 52.000,01 a 260.000 euro), possiamo tirar fuori più o meno 16.000 euro.
Infine, se il valore della causa va da 260.000,01 a 520.000 euro, possiamo spendere fino a 26.000 euro.
Attenzione, stiamo parlando di cifre al netto della cassa di previdenza degli avvocati (4%) e dell’IVA (22%), nonché delle tasse da pagare allo Stato per avviare la causa (c.d. contributo unificato).
Per intenderci, se veniamo condannati a pagare 8.800 euro per le spese legali del nostro avversario, a tale somma andranno aggiunti 352 euro per la cassa di previdenza degli avvocati e 2.013,44 euro per l’IVA, per un totale di 11.165,44 euro.
Allo stesso modo se veniamo condannati a pagare 16.000 euro di spese perché abbiamo perso una causa del valore di circa 100.000 euro, la somma che dovremo effettivamente sborsare non sarà 16.000 euro, ma 20.300,80 euro, e cioè 16.000 euro più il 4% per la cassa di previdenza degli avvocati, più il 22% per l’IVA, che si calcola sulle spese liquidate (16.000 euro) aumentate del 4%.
Mica male!
Ricordiamo che il giudice dovrebbe tener conto del tariffario approvato con decreto ministeriale, ma spesso non lo fa.
Così non è sempre facile prevedere quale sarà la spesa che dovremo affrontare in caso di sconfitta.
Possiamo, comunque, considerare gli importi indicati sopra come il massimo che andremo a spendere, poiché il giudice in sentenza non dovrebbe liquidare di più.
Non dimentichiamo, infine, che oltre alle spese per il legale della controparte, dobbiamo pagare anche le nostre, nella misura concordata con l’avvocato, oppure secondo il tariffario forense di cui abbiamo già parlato.
- Art.91 codice di procedura civile.
- Decreto ministero della giustizia n.55 del 10 marzo 2014.
- Art.92 codice di procedura civile.
- Cass. civ. n.17966 del 1° luglio 2024.