Norme e Diritto

Ricatto affettivo: di cosa si tratta?

Chi di noi non ha mai sentito pronunciare frasi come “nella nostra società si dà troppa importanza al denaro” oppure “non ci sono più i valori di una volta”?

Allora, quando sentiamo la fidanzata del nostro migliore amico dire “se non mi paghi le vacanze ti mollo”, cosa dobbiamo pensare e, soprattutto, che consiglio possiamo dargli?

Certo, se lo dice solo per scherzare, senza alcuna cattiveria, nessun problema.

Ma se fa sul serio minacciando davvero di rompere il rapporto sentimentale?

In questo caso potrebbe non trattarsi di una semplice ripicca, ma di un vero e proprio ricatto che possiamo anche definire ricatto affettivo.

Cerchiamo, allora, di capire cos’è il ricatto affettivo e se è un comportamento vietato dalla legge.

Che cos’è il ricatto?

Iniziamo col dire che il ricatto (conosciuto anche col nome di estorsione) è un reato molto grave punito severamente dal nostro codice penale.

Se minacciamo di fare del male a qualcuno per ottenere del denaro o una qualsiasi altra utilità, che non ci è dovuta, rischiamo di finire in galera da 5 a 10 anni e di pagare una multa molto salata (da 1.000 a 4.000 euro) [1].

Nei casi più gravi, se la minaccia o la violenza viene fatta con le armi, da più persone riunite oppure appartenenti a un’associazione di stampo mafioso o, ancora, nei confronti di una persona con più di 65 anni, la pena aumenta da 7 a 20 anni di carcere e la multa da 5.000 a 15.000 euro.

Pensiamo al caso del mafioso che minaccia un commerciante per estorcergli del denaro, promettendogli la “protezione” da parte dell’organizzazione criminale alla quale appartiene (c.d. pizzo).

Pensiamo anche al caso del datore di lavoro che minaccia di licenziare il dipendente se quest’ultimo non accetta di lavorare con un salario inferiore a quello minimo previsto dal contratto collettivo di settore.

Pensiamo, infine, ad un datore di lavoro che, sempre sotto minaccia di licenziamento, costringe un suo dipendente a restituirgli una parte dello stipendio che ha ricevuto [2].

Ricatto affettivo: cosa dice la legge?

Inutile dire che l’amicizia o l’amore sono sentimenti che caratterizzano i nostri rapporti e i legami che stringiamo con le altre persone.

Questi sentimenti di solito non interessano la legge se non in qualche raro caso.

Ad esempio, il rapporto che lega chi commette alcuni reati e la sua vittima normalmente comporta un aumento di pena.

Si pensi al reato di atti persecutori (più conosciuto col nome di stalking) che viene punito in modo più severo se commesso nei confronti del partner o di una persona alla quale siamo legati da un rapporto affettivo.

Allo stesso modo se il responsabile del reato di violenza sessuale è legato alla vittima da una relazione affettiva (anche senza convivenza) oppure da un rapporto di coniugio, che è quello che unisce marito e moglie, può essere condannato ad una pena più elevata [3].

Se queste sono le regole, viene subito da pensare che anche il ricatto affettivo non interessi la legge e sia un problema da risolvere all’interno della coppia o della nostra cerchia familiare o di amicizie.

Ma è proprio così?

Ricatto affettivo: cosa dice la cassazione?

La Corte di cassazione, in una recente sentenza [4], ha affermato che minacciare qualcuno di rompere un rapporto d’amore (o anche solo d’amicizia) per ottenere del denaro è reato.

Si tratta, allora, di un vero e proprio ricatto (o estorsione) punito dalla legge con il carcere.

Cerchiamo, ora, di capire in quali casi questo può succedere.

Tutti noi siamo liberi di mettere fine ad una storia d’amore o ad una amicizia senza che, ovviamente, la legge possa punirci per aver preso questa decisione.

Se durante un litigio minacciamo il nostro partner di andarcene se lui continua a bere, a sperperare i soldi giocando d’azzardo o a lasciarci sempre da soli per andare in giro con gli amici, si tratta di una minaccia che non potrà mai farci finire in carcere.

Le cose cambiano se, invece, viviamo con una persona debole che dipende in tutto e per tutto da noi.

Sappiamo anche che quello che spaventa di più la nostra convivente è restare da sola.

In questi casi minacciare l’abbandono se non ci viene dato qualcosa (soldi o altri vantaggi economici come, ad esempio, un’auto, un gioiello o un viaggio) è certamente un reato.

Stiamo, infatti, approfittando della situazione di debolezza in cui si trova la vittima per ottenere delle utilità che, diversamente, non avremo ottenuto.

Ricatto affettivo: un caso concreto.

Abbiamo già detto che la condotta punita dal reato di estorsione o ricatto consiste nel minacciare o usare violenza nei confronti di qualcuno per ottenere del denaro o un altro vantaggio (non solo economico) che non abbiamo diritto di ottenere.

In questo modo si costringe la vittima a fare qualcosa che diversamente non avrebbe fatto.

In un caso sottoposto all’esame della cassazione, trattato in una sentenza del 2024 di cui abbiamo già parlato, un uomo era stato condannato per il reato di estorsione (o ricatto) e per quello di atti persecutori nei confronti della compagna.

In particolare, era accusato di aver minacciato di lasciare la compagna se quest’ultima non gli avesse consegnato del denaro.

Dall’esame dei messaggi che i due si scambiavano su whatsapp era stato accertato che la donna all’interno della coppia si trovava in una posizione di evidente inferiorità.

Era, infatti, il soggetto debole che dipendeva in tutto e per tutto dall’uomo.

Per questa ragione, considerata la particolare condizione della donna all’interno della coppia, i giudici concludevano che lei, di fronte alle richieste dell’uomo, non gli aveva versato il denaro volontariamente, ma solo per paura che il partner attuasse la minaccia di abbandonarla.

La minaccia, secondo i giudici della cassazione, può avere luogo sia con frasi aggressive (ad esempio, ti faccio vedere io o, più esplicitamente, ti spezzo le gambe) oppure con frasi apparentemente innocue (ad esempio, me ne vado di casa o ti lascio), sempre che queste frasi siano in grado, come nel ricatto affettivo, di costringere la vittima a fare qualcosa che, diversamente, non avrebbe fatto.

  1. Art.629 codice penale.
  2. Cass. pen. n.41985 del 13 ottobre 2022.
  3. Art.609 ter codice penale.
  4. Cass. pen. n.12633 del 27 marzo 2024.