Quando entriamo in un locale pubblico per prendere un caffè o mangiare un boccone, non ci facciamo domande, entriamo e basta, senza pensarci su.
Per noi è scontato che nessuno possa impedirci di farlo, perché non si può vietare l’ingresso in un locale pubblico.
Ma siamo sicuri che chi gestisce un bar o un ristorante non può mai decidere chi far entrare o meno nel locale?
Potrebbe anche avere interesse a farlo, magari per impedire che nel bar entrino dei malintenzionati o delle persone sotto effetto di alcool o di droghe.
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In quali casi si può vietare l’ingresso in un locale pubblico?
In generale non si può vietare l’ingresso in un locale pubblico.
Insomma, il proprietario di un bar, di un ristorante o di una discoteca non può selezionare la clientela e impedire a una persona piuttosto che ad un’altra di entrare nel suo locale.
Non può neppure scegliere di far entrare un cliente, oppure di non farlo entrare, perché, ad esempio, indossa un paio di jeans o non porta la cravatta.
Altra cosa, invece, è impedire a una persona di entrare in una discoteca perché non ha pagato il biglietto oppure in un ristorante perché non ha prenotato.
In altre parole, mentre non si può vietare l’ingresso in un locale pubblico ad un cliente senza un motivo serio, si possono, però, stabilire delle regole per consentirne l’accesso (ad esempio il pagamento di un biglietto oppure una prenotazione).
Si può vietare l’ingresso in un locale pubblico: cosa dice la legge?
Secondo la legge il proprietario di un locale pubblico non si può rifiutare di fare un caffè o un cocktail, oppure di servire la cena ad un cliente se quest’ultimo gliela paga [1].
Solo in alcuni casi il rifiuto del barista o del ristoratore è legittimo.
Tanto per iniziare il gestore di un bar non può vendere una bevanda alcolica ad un minore di 16 anni oppure ad una persona che si trova in un evidente stato di incapacità.
Se lo fa, rischia di finire in carcere fino ad un anno [2].
Se viene pizzicato più volte a farlo rischia, addirittura, la chiusura del locale per 3 mesi, oltre a una multa molto salata da 1.000 a 25.000 euro.
Se, poi, il gestore vende alcool ad un minore facendolo pure ubriacare le pene aumentano.
Stiamo attenti, però.
Il gestore di un bar o di un ristorante non può vietare ad un minore di entrare nel locale, ma può solo rifiutarsi di vendergli degli alcolici.
Niente di male, allora, se gli serve un’aranciata oppure un succo di frutta o se lo fa restare all’interno del locale anche per l’intera serata.
Allo stesso modo il gestore di un bar non può vendere alcool ad una persona già ubriaca [3], anche per evitare che, poi, si metta alla guida in stato di ebrezza.
Se lo fa rischia di finire in carcere da 3 mesi fino ad un anno.
Se viene condannato rischia pure di dover chiudere il locale.
Ci sono anche altri casi in cui si può vietare l’ingresso in un locale pubblico.
Lo si può fare, ad esempio, per motivi di sicurezza del proprietario oppure dei clienti o per altri seri motivi.
Pensiamo al caso di un soggetto armato o che, comunque, risulti pericoloso per il gestore o per gli altri clienti.
Pensiamo anche ad una persona che pretende di entrare in un ristorante completamente nuda o a quella che si trova in un forte stato di agitazione.
Fatte queste eccezioni, in tutti gli altri casi il proprietario non può vietare l’ingresso nel locale ad un cliente anche se particolarmente antipatico o noioso.
Questo tipo di selezione è vietata dalla legge, che punisce in modo severo chi la fa.
Non dimentichiamo, infine, che il divieto vale solo per i locali pubblici (bar, osterie, ristoranti, discoteche e così via).
Non vale invece per i club privati, dove per entrare occorre effettuare un’apposita iscrizione.
In questi casi, allora, si può vietare l’ingresso nel locale a tutti coloro che non sono iscritti e che, quindi, non sono soci del club.
Si può vietare l’ingresso in un locale pubblico ai bambini?
Abbiamo già detto che non si può vietare l’ingresso in un locale pubblico ad un adulto se non ci sono dei motivi molto seri.
L’ingresso in un locale pubblico non può essere impedito neppure a un minorenne, purché a quest’ultimo non vengano venduti degli alcolici.
Ad un bambino invece?
Vale la stessa regola.
Un ristoratore non può impedire ad un bambino, anche piccolissimo, di entrare nel suo locale.
Insomma, l’età non è certamente uno di quei motivi che consentono al gestore di un bar di impedire l’accesso a un cliente.
Così, se all’ingresso di un ristorante ci chiedono di non entrare perché abbiamo con noi un bambino in tenera età, possiamo tranquillamente chiamare le forze dell’ordine, che potranno fare una multa molto salata al ristoratore (da 516 a 3098 euro).
Non è neppure consentito ai gestori fissare un’età minima ai clienti per poter entrare nel locale o delle fasce d’orario in cui è ammessa la presenza dei bambini.
Tutte queste regole vanno considerate come delle semplici raccomandazioni, che non sono vincolanti per i clienti.
Allora, certamente non sono legali i c.d. ristoranti childfree, perché sono contrari alla legge.
È chiaro che ci vuole sempre un po’ di buon senso.
Portare un bambino molto piccolo in un ristorante stellato, con il rischio che per tutta la serata si agiti e pianga disperatamente, potrebbe non essere una buona idea, indipendentemente dal fatto che questa scelta sia o meno consentita.
Oltre a provocare un disturbo a noi, può risultare particolarmente fastidioso per gli altri clienti del locale.
Ma ciò non significa che il ristoratore possa impedirgli di entrare nel locale.
Allo stesso modo non lo può fare accampando scuse, ad esempio perché la carrozzina è un po’ ingombrante.
Se però il bambino arreca dei danni al locale oppure intralcia i camerieri che stanno servendo ai tavoli la situazione cambia e il gestore potrebbe legittimamente invitare i genitori ed il bambino ad uscire dal ristorante.
- Art.187 regolamento di esecuzione del T.U.L.P.S.
- Art.689 codice penale.
- Art.691 codice penale.